Spazio vuoto tra due figure immobili in un ambiente minimale, simbolo del concetto giapponese di Ma come presenza silenziosa e generativa.

Il concetto di MA e la sua rilevanza in SPT

Nella cultura giapponese, la parola Ma (間) non indica una “cosa”, ma uno spazio tra le cose. È l’intervallo, la pausa, il vuoto che rende significativo ciò che lo circonda. È il silenzio tra le note che crea la musica, lo spazio tra le colonne di un tempio, la pausa tra due movimenti di una danza.

Ma può essere tradotto come “intervallo”, “spazio”, “pausa”, ma nessuna di queste parole occidentali riesce a catturare pienamente la sua ricchezza. In Giappone, Ma è vissuto come presenza viva nel vuoto, un’energia potenziale che connette, nutre, dà ritmo e senso a ciò che accade.

In un certo senso, Ma non è assenza, ma una presenza diversa – sottile, relazionale, generativa.

Ma nel corpo, nel tempo e nello spazio

Nel gesto artistico, Ma è l’equilibrio tra azione e attesa. Nell’arte del tè, nella calligrafia, nel teatro Nō1 o nella cerimonia, Ma è la qualità del tempo e dello spazio che permette alla bellezza di emergere.

Anche nella comunicazione verbale, il Ma si manifesta: è il silenzio che fa risuonare una parola, la pausa che dà peso al discorso, lo spazio in cui l’altro può entrare.

Ma è anche ciò che permette l’incontro autentico: quando non è tutto pieno, quando c’è spazio per l’altro, per l’imprevisto, per il nuovo.

Ma nel Social Presencing Theater

Nel Social Presencing Theater, il concetto di Ma è centrale, anche se non sempre nominato esplicitamente. Arawana Hayashi, fondatrice di SPT, si riferisce spesso a Ma come alla qualità dello spazio che permette l’ascolto, l’emersione, il cambiamento.

Ecco alcuni modi in cui Ma si manifesta nelle pratiche di SPT:

1. Lo spazio tra un movimento e l’altro

Nelle pratiche come il Stuck Exercise o la Seed Dance, ciò che accade tra le forme – tra la Scultura 1 e la Scultura 2 – è spesso più importante delle forme stesse. È nello spazio “vuoto” tra i due momenti che si apre una possibilità di visione, di intuizione, di trasformazione.

2. Il silenzio condiviso

Il silenzio non è solo assenza di parole, ma spazio vivo dove il gruppo ascolta insieme. In Field Dance o Village, i momenti di silenzio sono momenti di connessione, in cui si sente il campo, si accoglie ciò che emerge, si attende senza forzare.

3. La pausa come atto creativo

In SPT non c’è fretta di arrivare a una conclusione. La pausa, l’immobilità, il tempo sospeso non sono considerati vuoti da riempire, ma territori fertili da cui può nascere qualcosa di autentico. Come nella calligrafia giapponese, dove lo spazio bianco è parte integrante dell’opera, anche nel lavoro corporeo il non-fare ha valore e potenza.

4. Lo spazio relazionale

Ma è anche lo spazio tra le persone. In un Duet, ciò che succede tra due corpi in ascolto è un territorio invisibile ma palpabile. È lì che si crea l’empatia, l’alleanza, la trasformazione condivisa. Il gruppo stesso, in SPT, è tenuto insieme da un Ma collettivo: uno spazio di relazione sensibile e generativo.

Perché Ma è così importante oggi?

Viviamo in un tempo che tende a riempire tutto: agende piene, parole in eccesso, velocità costante. Il Ma ci ricorda la necessità di spazio, di attesa, di vuoto fertile.

Nel lavoro con individui, gruppi e sistemi, la capacità di creare e sostenere il Ma è una forma di leadership sottile ma profondamente efficace. Non è questione di “fare di più”, ma di fare spazio a ciò che può emergere.

In conclusione: Ma come pratica di presenza

Il Social Presencing Theater ci invita a coltivare il Ma – nello spazio, nel corpo, nella relazione. È una pratica di presenza consapevole, in cui lasciamo spazio al nuovo senza forzarlo, ascoltiamo senza afferrarci, osserviamo senza giudicare.

Allenare lo sguardo e il corpo a riconoscere il Ma è un modo per tornare a casa, per rallentare, per entrare in contatto con il ritmo profondo della vita. È un atto politico, poetico e trasformativo.

Come dice Arawana Hayashi:

Ma is not empty. It is full of possibility.
Ma non è il vuoto. È l’insieme delle possibilità”


  1. Il Teatro Nō (能), o Noh, è una forma di teatro classico giapponese che risale al XIV secolo. È una delle più antiche forme di teatro ancora rappresentate regolarmente nel mondo.
    Caratteristiche principali del teatro Nō:
    Essenzialità e lentezza: i movimenti sono minimi, raffinati e codificati; ogni gesto è simbolico e carico di significato.
    Uso delle maschere: gli attori indossano maschere per rappresentare spiriti, donne, anziani o divinità.
    Silenzio e spazio (Ma): il tempo nel Nō è dilatato, e il Ma – lo spazio vuoto, la pausa – è centrale per dare profondità emotiva ed estetica.
    Musica e canto: accompagnano tutta la rappresentazione e creano un’atmosfera sospesa, meditativa.
    Tematiche spirituali: spesso racconta storie di spiriti, sogni, desideri non compiuti, con forti influenze buddhiste e shintoiste.
    Nel Nō, ciò che non viene mostrato è tanto importante quanto ciò che accade sulla scena. È un teatro dell’allusione e della presenza silenziosa. Per questo motivo, è profondamente affine alla filosofia del Social che si nutre degli spazi vuoti e delle qualità invisibili del gesto. ↩︎

Potrebbe piacerti...